EDIZIONE ANNO 2020 – FRONTIERE
La duplice rassegna “Musica e Poesia / Musica e Pittura – La Domenica ai Concordi”, organizzata da Conservatorio di Musica Francesco Venezze, Fondazione Banca del Monte di Rovigo e Accademia dei Concordi da domenica 27 settembre alle ore 11.00 fino a domenica 29 novembre, presso la Sala Oliva dell’Accademia dei Concordi (Piazza Vittorio Emanuele II, 14, Rovigo). Tema “comune” agli otto incontri-concerto della rassegna edizione 2020 che accosta la musica alla poesia, alla letteratura e all’arte in cartellone è “Frontiere”.
Tale denominazione assume un “peso” particolarmente significativo per la nostra attuale storia, caratterizzata dalla pandemia Covid-19 e dalle “frontiere sanitarie” ad essa connesse, dal recente e lungo lockdown ai vari protocolli di sicurezza in continuo mutamento. In realtà il tema, declinato con significati ben più articolati e complessi dall’antica storia dell’umanità fino alla contemporaneità nelle varie culture e popolazioni del pianeta, era stato già pensato prima della diffusione del virus che ha, ovviamente, ampliato e rinforzato la nostra riflessione.
Per quanto concerne in particolare gli aspetti musicali, dopo la chiusura del Conservatorio a partire dalla fine del mese di febbraio e fino alle prime, prudenti e parziali, forme di aperture dal mese di giugno, la rassegna “Frontiere” si è alimentata soprattutto con i frutti dell’intenso corso di didattica a distanza di Repertori cameristici, tenuto dai docenti Anna Bellagamba, Daniela Borgato, Raffaele Deluca, Giuseppe Fagnocchi e Federico Guglielmo e seguito da varie decine di studenti, nel quale si sono fondate – come ampiamente “raccontato” nel libretto della stessa rassegna – le riflessioni e annotazioni di ricerca musicologica e bibliografica che hanno condotto tra l’altro all’impaginazione degli otto programmi musicali – alcuni dei quali già studiati “nella pratica esecutiva” in didattica a distanza – a tesine degli studenti dai cui estratti sono state realizzate le note ai programmi di sala, oltre che alla formazione di uno staff di studenti per la stessa assistenza logistica, in conformità alla normativa sulla sicurezza, agli eventi.
La cura della sezione letteraria degli eventi di Musica e Poesia, giunta alla XII edizione, è affidata a Natalia Periotto, con un percorso articolato in quattro giornate, rispettivamente sui temi “Figure della frontiera”,“Le divinità di frontiera”, “Simboli della frontiera” e “La frontiera della poesia”.
Il percorso figurativo dal titolo “Oriente e Occidente nella cartografia dalla teologia alla scienza”, con prefazione di Pier Luigi Bagatin, è curato dall’Accademia dei Concordi con l’esposizione e l’illustrazione di alcuni atlanti scelti dalla collezione della stessa Accademia, risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo.
L’ingresso agli eventi – gratuito – è limitato nei posti in base all’attuale protocollo sulla sicurezza per la prevenzione del rischio epidemiologico e avviene esclusivamente mediante prenotazione obbligatoria da effettuare sulla mail: kammermusik@conservatoriorovigo.it
I programmi degli eventi saranno proposti anche in video registrati e messi a disposizione sui siti:
www.fondazionebancadelmonte.rovigo.it
www.conservatoriorovigo.it
www.concordi.it
Domenica 27 settembre 2020
Colazioni sull’erba: dalla musica en plein air di Beethoven alla Francia di Proust
Figure della frontiera
La rassegna Musica e Poesia si apre con un omaggio a Ludwig van Beethoven nel 250° anniversario della nascita, attraverso una rarità del suo catalogo costituita dal Trio in do maggiore op. 87 per due oboi e corno inglese che sarà eseguito da Marta Zese, Fabiana Sommariva e Arianna De Mori. Diversi sono infatti i “gioielli” beethoveniani per fiati o con strumenti a fiato, spesso risalenti agli ultimi anni del Settecento – poi “nascosti” dalle sinfonie, quartetti per archi e repertorio cameristico e solistico con pianoforte – che ben valgono un recupero. Tra questi l’impegnativo Trio strutturato secondo i canoni classici della sonata, in cui subito colpisce l’indicazione di “Minuetto. Allegro molto. Scherzo” apposta al terzo movimento, chiaro “passaggio di frontiera” dall’aristocratica danza oramai stilizzata al più veloce e virtuosistico “scherzo” già nella temperie romantica. Furono queste continue innovazioni a fare di Beethoven uno dei musicisti prediletti da Marcel Proust: a lui e alla musica parigina tra fine Ottocento e primo Novecento è dedicata la seconda parte del programma con tre raffinate trascrizioni – secondo la consuetudine dell’epoca – dalla musica pianistica “di guerra” di Claude Debussy (la tarda Élégie) e di Maurice Ravel (Prélude dal Tombeau de Couperin), e da una delle più celebri melodie vocali di Reynaldo Hahn, À Chloris, una commovente “piccola frase” che richiama molto da vicino la Recherche. Ad esse segue la Sonata per oboe e pianoforte op. 166 di Camille Saint-Saëns, una rinnovata, bucolica, “colazione sull’erba” dopo la tragedia della Grande Guerra, sua opera ultima, ma nuova alba del Secolo Breve in comunione con la tradizione strumentale barocca e l’antico aulòs della classicità.
Il programma si innesta a due esperienze di didattica a distanza del Conservatorio Venezze durante il lockdown: lo studio e il montaggio del Trio beethoveniano e il modulo di lezioni dedicate a “Proust e la musica”, valicando in entrambi i casi le “frontiere” di cui la nostra quotidianità si è trovata improvvisamente circondata.
Colazione sull’erba: dalla musica en plein air di Beethoven alla Francia di Proust – Parte 1
Colazione sull’erba: dalla musica en plein air di Beethoven alla Francia di Proust -Parte 2
Domenica 4 ottobre 2020
SaxVenezzeQuartet&Sextet per Beethoven
Simboli della frontiera
Prosegue e si conclude in questo secondo appuntamento di Musica e Poesia l’omaggio a Ludwig van Beethoven nel 250° anniversario della nascita, ancora una volta con gli strumenti a fiato. In esso le prime “frontiere” valicate dalla proposta sono quelle della “variante” strumentale per entrambe le composizioni in programma. Il Sestetto in mi bemolle maggiore op. 71 appartiene al repertorio beethoveniano per fiati di fine Settecento e prevede in organico tre coppie di strumenti – clarinetti, fagotti e corni – con una struttura sempre legata alla sonata classica preceduta da un Adagio iniziale che diverrà una “cifra” della successiva produzione di Beethoven. Trasporre ai sassofoni (nelle loro diverse “taglie”, soprano, contralto, tenore, baritono), brevettati alcuni decenni dopo da Adolphe Sax con lo scopo di amalgamare tra loro le brillanti caratteristiche dei legni con le piene sonorità degli ottoni, può apparire quale correzione “storica” del continuo processo di evoluzione degli strumenti a fiato, mentre più ardua è l’incursione attraverso la frontiera del quartetto d’archi, oltretutto in un capolavoro quale il Quartetto in la minore op. 132 in cui ogni suono ha un peso specifico assai raffinato, di cui verrà eseguito il primo movimento; ma ciò si pone da un lato in linea con Beethoven, frequente trascrittore di sé stesso, e dall’altro “nel nome della Bellezza” della musica che alla fine, nel rispetto e nella dedizione e bravura degli interpreti, vince sopra tutto e consente una più ampia fruizione di questi patrimoni dell’umanità. Si aggiunga a ciò il grande valore che la trascrizione ha ricevuto nell’evoluzione storica dei programmi da concerto e che ritroviamo esemplificata nella Recherche di Marcel Proust in cui dai quartetti ultimi beethoveniani, che richiesero almeno mezzo secolo per essere compresi anche nel loro valore speculativo dal pubblico, scaturisce un ideale e immaginario Settimino che amalgama strumenti tra loro diversissimi.
Protagonisti del programma il SaxVenezzeQuartet e il SaxVenezzeSextet con Jacopo Borin, Marco Brusaferro, Maria Brusaferro, Nicola Cecchetto, Marco Marabese, Davide Periotto e Giacomo Semenzato.
Sax Venezze Quartet & Sextet per Beethoven
Domenica 11 ottobre 2020
In viaggio: incroci di culture
Divinità della frontiera
Il viaggio, lungo o breve che sia, è sempre stato una componente fondamentale della ricerca dei compositori lungo i secoli. Il superamento di ogni frontiera geopolitica ha permesso l’incontro con nuove culture e l’arricchimento dei contenuti musicali nelle proprie composizioni. Un caso particolarmente emblematico, rappresentando il ponte tra due continenti, è quello di Antonín Leopold Dvorák che, nominato direttore del Conservatorio di New York nel 1892, scrisse nel “nuovo mondo” celebri pagine tra cui la Sinfonia op. 95 e il Quartetto in fa maggiore op. 96, composto nel 1893 e denominato appunto “Americano” sia per il luogo di composizione, sia per la chiara influenza della musica degli immigrati di colori con la quale Dvorák, affascinato dallo spiritual, entrò subito in fertile contatto. Il Quartetto op. 96 “incrocia” pertanto territori diversi, plasmandosi strutturalmente secondo l’architettura classico-romantica della sonata mitteleuropea, immersa sia nei contenuti popolari afro-americani, sia nella tradizione boema della terra d’origine del compositore, sfruttando in particolare l’utilizzo delle scale pentatoniche che bene si prestavano a condividere tutte queste forme di contaminazione con relativo superamento delle loro ampie frontiere.
L’ampio capolavoro, che occupa interamente lo spazio del terzo concerto di Musica e Poesia, è proposto dal Quartetto Agorà, un gruppo di studenti formatosi negli ultimissimi anni all’interno delle classi di musica d’insieme del Conservatorio Venezze, con Antonella Solimine e Alessandro Pelizzo violini, Andrea Bortoletto viola e Alessia Bruno violoncello.
Domenica 18 ottobre 2020
And the Earth Shall Bear Again …
La frontiera della poesia
Il programma del quarto appuntamento di Musica e Poesia era stato impaginato in occasione della ricorrenza della giornata mondiale della Terra – 22 aprile – e pur non avendo avuto luogo in quell’occasione a causa del lockdown, la sua preparazione è stata possibile nel corso di Repertori cameristici in didattica a distanza. Esso rappresenta pertanto una concreta sfida alle “frontiere” del momento e al tempo stesso una lezione di rispetto per la Natura, in particolare per la Terra, che l’uomo pensa spesso di sfidare impunemente.
Le composizioni, in un arco temporale che si estende dal 1940 al 2005, appartengono sia alla c.d. musica concreta, con suoni ottenuti da elementi della Natura – quali rami e sassi in Sticks & Stones di Christian Wolff – e da oggetti della vita quotidiana come in Melody di John Cage, abbattendo così la frontiera suono-rumore, sia alla contaminazione degli oggetti con gli strumenti della musica colta, come nel caso del “pianoforte preparato” proprio nel brano di John Cage che dà il titolo al concerto, sia al loro abbinamento come in Marsias di Mario Lavista per oboe e coppe di cristallo. In Story di John Cage predomina invece la voce che racconta, con l’ingenuità di una favola, di quando il mondo era così piccolo da poterci girare intorno, anch’esso un invito a riscoprire l’essenzialità. Serenata per un satellite di Bruno Maderna – musicista veneziano di cui ricorrono i cento anni dalla nascita – è un reticolato di percorsi per più strumenti, vera e propria mappa in cui dettato compositivo, aleatorietà e improvvisazione convivono in una perenne linea di frontiera in delicato equilibrio così come il satellite artificiale messo in orbita il 1° ottobre 1969 dal laboratorio diretto da Umberto Montalenti, che ci invita a guardare la Bellezza della Terra dallo spazio.
Protagonista del concerto è il VenezzeALTERensemble, che si avvale sia di strumenti “altri”, sia di strumenti musicali, formato da Fabiana Sommariva oboe, Irene Pengo arpa, Beatrice Bruscagin pianoforte, Alberto Zongaro e Simone Caparrucci percussioni, Siegfried Pegoraro chitarra.
Domenica 8 novembre 2020
Marcel Proust: la petite phrase et le violoncelle
Abramo Ortelio, Theatrum orbis terrarum
Scaturito da uno dei gruppi di approfondimento del corso a distanza di Repertori cameristici, dedicato a “Proust e la musica”, il concerto odierno, primo della rassegna di Musica e Pittura, è imperniato sulla ricerca della memoria, valore fondamentale appartenente all’intera umanità. La perdita delle radici, infatti, degenera nell’orgoglio e nell’egoismo, mentre occorre recuperare i valori essenziali per poi svilupparli in un cammino di continua evoluzione: tale iter si compie, nella Recherche, nell’autentica opera d’arte d’avanguardia, in ogni tempo, atta a pro-vocare l’umanità verso il mistero della vita.
Il violoncello si presta benissimo a questo “racconto”, impaginato secondo la prassi concertistica dell’epoca di Proust, con brani di maestri del passato, movimenti anche singoli di sonate, pezzi brevi anche in trascrizione e cambio di formazione (qui dal duo violoncello/pianoforte al quartetto di violoncelli). Esso si apre – citando gli autori maggiormente amati e citati da Proust nella Recherche – con Air de diable di François Couperin nella trascrizione del violoncellista Paul Bazelaire, Largo dalla Sonata op. 65 di Frédéric Chopin, Élégie op. 24 di Gabriel Fauré, i movimenti estremi della Sonata in la maggiore per violino e pianoforte di Cèsar Franck, di cui il grande violoncellista Jules Delsart chiese e ottenne il permesso di effettuarne una trascrizione per il suo strumento, Le Cygne di Camille Saint-Saëns e le trascrizioni per quartetto di violoncelli, a cura di David Vicentini, di À Chloris di Reynaldo Hahn e di Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel, eseguita ai funerali di Proust e dedicata alla principessa De Polignac il cui salotto fu di modello per quello della Recherche.
L’interpretazione è affidata ai violoncelli di Maria Sole Feliciello, Nadia Ranallo, Anastasia Rollo e Luca Talassi, con Giuseppe Fagnocchi e Marco Voltan al pianoforte.
Domenica 15 novembre 2020
Lo stupore degli affetti
Giovanni Antonio Magini, Italia
Due nuove, meravigliose, frontiere, si aprono nel panorama musicale veneto del primo Seicento: nei repertori vocali la “seconda pratica” monteverdiana che alla polifonia aggiunge la monodia e il fondamentale ruolo del basso continuo, conferendo maggiore densità e drammaticità ai testi e alla varietà di espressioni “guerriere et amorose”; nel campo strumentale la sonata, in particolare nella sua struttura per trio con due violini e basso, con una nuova rigorosa codificazione retorica nella quale “concertano” tra loro – secondo il principio oraziano della concordia discors – elementi contrastanti e tali da catturare l’attenzione dei pubblici.
Per quanto attiene al primo aspetto il programma di questo secondo appuntamento della rassegna Musica e Pittura è interamente impostato su musiche di Claudio Monteverdi tratte da Orfeo (1607), dagli Scherzi musicali del 1632, dal VII Libro (1619) e dall’VIII Libro (1638) dei Madrigali. Da quest’ultimo è tratto Il lamento della ninfa per il quale Monteverdi raccomanda che esso “va cantato a tempo dell’affetto dell’animo”.
Per la musica strumentale sono proposti la Ciaccona a 2 violini ed a 3 con il violone (Venezia, 1637) di Tarquinio Merula e tre lavori di Biagio Marini tutti tratti dall’op. 22 stampata a Venezia nel 1655, ossia una Sonata per 2 violini, una Passacaglia e la Sonata sopra “Fuggi dolente cuore”, nella quale l’elemento assoluto della musica strumentale si fonde con i concreti affetti di quella vocale.
Protagonista del concerto il Collegium Musicum Venezze, ensemble di musica antica del Conservatorio, formato per l’occasione da Laura De Silva, Lucia Porri, Alice Molon e Jessica Rizzato soprani, Andreina Drago contralto, Giovanni Trimurti e Fabrizio Giovannetti tenori, Daniela Nuzzoli e Alessia Pazzaglia violini, Alessia Bruno violoncello, con la partecipazione della clavicembalista Federica Bianchi.
Domenica 22 novembre 2020
Tartiniane: testi originali, versioni da concerto, ritorni ai princìpi primi
Atlante Veneto, Vincenzo Maria Coronelli
Il programma del terzo concerto della rassegna Musica e Pittura, in coincidenza con la Festa della Patrona della musica e dei musicisti Santa Cecilia, è principalmente dedicato alla figura di Giuseppe Tartini, sia per ricordarne il 250° anniversario dalla sua scomparsa, sia perché questo musicista è stato oggetto di studio negli approfondimenti del corso di didattica a distanza di Repertori cameristici.
Tre significativi momenti dell’evoluzione storica della e sull’opera di Tartini saranno “raccontati” dal violino di Elisa Spremulli, con Francesco De Poli al pianoforte.
Si parte da due movimenti della Sonata a violino solo “La mia fili”, nella quale si avrà occasione di ascoltare l’esecuzione di un testo autografo di composizioni in cui Tartini cercava l’indipendenza dello strumento solo rispetto ad un basso, attraverso l’uso di virtuosistici effetti polifonici sul violino, unitamente alla sua “cantabilità” in grado di “muovere gli affetti”, in questo caso citati da alcuni versi di Paolo Rolli messi a “motto” della sonata nel manoscritto.
La celebre Sonata “Il trillo del diavolo”, di cui un celebre aneddoto narra che Tartini sia stato ispirato in sogno nel 1713, un anno particolarmente cruciale della sua vita, viene proposta in una versione di derivazione tardo-romantica, quella di Fritz Kreisler nel 1905, in uno stile, quindi, ben lontano dalla probabile stesura originale, e comprensivo di un’ampia cadenza finale ad esaltare lo sviluppo ottocentesco della tecnica violinistica.
La Sonata “La mi fili” riecheggia, infine, in Tartiniana seconda (1955-56) per violino e pianoforte di Luigi Dallapiccola, una composizione di grande impegno contrappuntistico, interamente basata sull’arte canonica, nella quale il pianoforte diviene figura speculare del violino, spazializzando il testo originale su contrappunti assai complessi che rimandano sia all’Offerta musicale di Johann Sebastian Bach, sia alle nuove cattedrali della dodecafonia di cui Dallapiccola fu il primo principale interprete italiano, nell’abbraccio senza frontiere di oltre due secoli di musica.
Domenica 29 novembre 2020
Musica nei campi del Duce
Atlante novissimo illustrato, Antonio Zatta
Conclude la rassegna Musica e Pittura un evento di grande intensità emotiva, oltre che storica e musicale: una carrellata di musiche dedicate a compositori che furono a contatto, diretto o indiretto, con le terribili esperienze dei campi di internamento e della persecuzione razziale contro gli ebrei. A tale tema, grazie anche all’esperta guida di Raffaele Deluca, docente e bibliotecario del Conservatorio rodigino e autore del volume Tradotti agli estremi confini (Mimesis editore), sono stati dedicati diversi filoni di ricerca nel corso di didattica a distanza di Repertori cameristici, mentre sono in atto importanti collaborazioni del Venezze sulla “musica internata”, in particolare con la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano il cui Direttore Gadi Luzzatto Voghera aprirà l’evento di domenica, con una relazione sul tema “La Fondazione CDEC e la Musica”.
Il programma musicale, illustrato da Raffaele Deluca, sarà a cura del BarackenmusikEnsemble del Conservatorio, un nome mutuato dal termine Barackenorchester con il quale si connotavano le comunque possibili attività musicali degli ebrei internati nei campi dell’Italia fascista.
Le musiche proposte mettono in luce la figura di riferimento viennese di Franz Schmidt i cui due giovani studenti Kurt Sonnenfeld e Leon Levitch furono internati nel campo di Ferramonti insieme all’oramai quarantenne Isak Thaler. Tutti e tre ebbero la sorte di salvarsi – forse grazie alla forza della Musica che non conosce frontiere – e Levitch si perfezionerà successivamente a Los Angeles, con Mario Castelnuovo-Tedesco, ultimo autore in programma. La presentazione delle musiche di Levitch è resa possibile grazie alla gentile concessione dello United States Holocaust Memorial Museum (USHMM) di Washington.