MUSICA E POESIA – MUSICA E PITTURA 2018

Anche quest’anno la collaborazione fra la Fondazione Banca del Monte di Rovigo, discendente dall’antico Monte di Pietà rodigino, l’Accademia dei Concordi, istituzione culturale locale nata nel 1580, e il Conservatorio Francesco Venezze, anch’esso di lontane origini anche se strutturato nella forma attuale da pochi anni, permette di realizzare una serie di matinée musicali nella prestigiosa Sala Oliva – o degli Arazzi – sita in Accademia.

Si tratta, ormai, di otto incontri tradizionali realizzati la domenica alle 11 fra la fine di settembre e gli inizi di dicembre, con soste per fare salve le manifestazioni dell’Ottobre Rodigino.

Musica e Pittura, nel 2018, giunta alla XXIII edizione, sarà dedicata al tema del viaggio e ad alcune splendide stampe riproducenti il territorio polesano, con aggiunta di altri piccoli tesori dell’Accademia che saranno svelati al pubblico proprio in occasione degli incontri.

Musica e Poesia, per contro, sarà dedicata all’acqua, scelta che consentirà di leggere brani del concittadino Gian Antonio Cibotto, ma anche di scrittori antiche e moderni, poeti e prosatori, che hanno scritto del Po ma anche di altri fiumi ed acque.

La musica sarà coerente con i temi e verrà, come sempre, eseguita da docenti e studenti, sempre eccellenti, del Conservatorio F. Venezze.

A dimostrazione del fatto che la collaborazione fra impegno e buona volontà di tanti consente alla città di godere di eventi di elevato livello culturale ed artistico.

 

Luigi Costato  – Presidente Fondazione Banca del Monte di Rovigo

Lorenzo Liviero – Presidente Conservatorio Francesco Venezze

Giovanni Boniolo – Presidente Accademia dei Concordi

 

MUSICA E POESIA

INTRODUZIONE

Il motivo conduttore delle giornate (30 settembre, 7, 14 e 28 ottobre) dedicate a Musica e Poesia è dato dalla convergenza di due idee. Da una parte la celebrazione dell’acqua- un bene assoluto nell’incipit della I Olimpica di Pindaro – e , dall’altra, la commemorazione di G.A. Cibotto, uno scrittore nato in questa nostra terra d’acqua e che dall’acqua ha preso la sua ispirazione. Il tutto con l’obiettivo di riconsegnare, almeno per suggestione, dal confronto nel segno dell’acqua tra le pagine di Cibotto con quelle di altri autori, un profilo del nostro concittadino che, nel suo carattere per molti aspetti fluido e inafferrabile, trattiene connotati dell’acqua.

Da qui una scelta da Cronache dell’alluvione, registrazione diretta controllata partecipe di una tragedia, ma anche un’apertura a pagine di Scano Boa( 1954) dove la cronaca dell’alluvione viene inghiottita nel gorgo di una memoria archetipica e si riduce all’eterna irriducibile lotta tra l’uomo e l’acqua, come in Moby Dick, come il Leviatano del libro di Giobbe. Una lotta mortale tra il pescatore e il pesce che alla fine lo uccide , questa volta nell’acqua senza tempo del delta.

(7 Ottobre). Il Delta: un luogo di inarrestabile, ininterrotta metamorfosi, e paradossalmente immobile. Un luogo di limite, ibrido, dove il fiume arriva, dove muore. O, nella nostalgia di Francesca da Rimini( Inferno V), un luogo di pace “…dove ‘l Po discende / per aver pace co’seguaci sui”.

Scienziati e geografi descrissero e confrontarono i delta di fiumi diversi, vi trovarono analogie ma sempre differenze. Il Delta, il nostro dei sette mari, resta per molti un luogo unico, incantato. Ma per alcuni ila foce del fiume fu terra inospitale, linea di esilio, porto senza ritorno. Da una terra che sentiva disperata come lo era lui, dal delta del Danubio, Ovidio invia a Roma il suo libro di poesie(Tristia III ) unica parte di sé a cui è dato il ritorno che al suo autore è negato.

(14Ottobre). L’acqua ha una energia poietica perenne. Il fiume, il mare, le fonti; le epifanie dell’acqua, la sua sacralità. Alla fonte Bandusia Orazio dedicò una lirica, all’acqua S. Francesco innalzò un ringraziamento come creatura tra le creature. L’acqua alimenta il mito e il mistero, conserva segreti inabissati come il corpo di un re sepolto di notte armato e a cavallo dai suoi guerrieri nei gorghi di un fiume d’Italia deviato a forza (von Platten- Carducci). Nel cuore della Germania, una leggenda mette in guardia da una fanciulla bionda che da una rupe del Reno ammalia i pescatori: il crepuscolo, il pettine d’oro, il canto della fanciulla e poi la morte(H. Heine, Lore_Ley).

(28 Ottobre). I fiumi appartengono alla poesia, ma vivono nella geografia storica, governano la geopolitica, custodiscono i confini. Fanno parte da sempre della cultura d’Europa.Sulle sponde opposte della Somme, oppure, in Germania, tra le due rive del Visurgis ( Weser) dove per i Tedeschi ancora oggi è nata l’indipendenza della loro terra,il Fas Patriae( Tacito, Annales,II). Oppure la Leggenda del Piave, una leggenda , almeno nel titolo. Ma Ungaretti, in una lirica scritta in trincea il 16 agosto del 1916, si sottrae a qualsiasi suggestione epica e ritrova nelle acque del fiume su cui sta combattendo solo i fiumi della sua vita, il Sechio, il Nilo, la Senna: “Questi sono i miei fiumi/ contati nell’isonzo”.

E Cibotto?. Niente di epico anche in lui, ma solo sintonia con il suo ambiente, con le persone che gli corrispondono. Accompagnando Montale al faro di Pila gli sembrò che il poeta avesse liberato “nell’aria umida del Delta quella sua fantastica lirica L’anguilla”. Questo riusciva a dire Cibotto là dove muore il fiume pensando a se stesso. Riconosceva nel simbolo di un altro poeta un simbolo di sé.

(Natalia Periotto Gennari)

Premessa al programma musicale

I programmi musicali della duplice rassegna 2018 sono stati impostati su tracce e riferimenti legati all’immaginario dei corsi fluviali e delle mappe: tali temi sono stati impostati sia sui più immediati aspetti descrittivi anche con l’ausilio della voce, sia su suggestioni e particolari caratteristiche idiomatiche degli strumenti dalle quali sono scaturite composizioni “assolute” da riferimenti determinati ma elevatesi alle categorie essenziali e simboliche dei suddetti temi. In alcune di queste composizioni la partitura è un vero e proprio “pre-testo”, sul quale ogni esecutore o gruppo strumentale può assumere ogni volta diverse scelte interpretative di ampio respiro. E ciò, incredibilmente si avvera – a due secoli e mezzo di distanza – sia nel contesto contrappuntistico di Johann Sebastian Bach, sia in quello dello strutturalismo di Karlheinz Stockhausen, ove il rigore del percorso si incontra con il fluire unico e irripetibile di ogni individuo nelle scelte del proprio percorso musicale e di Vita.

(Giuseppe Fagnocchi)

PROGRAMMA

Domenica 30 settembre 2018 – Come melodia qualcosa passa lieve per la mente

Il programma musicale propone due celebri sonate per violino e pianoforte, l’opera 24 di Ludwig van Beethoven e l’opera 100 di Johannes Brahms, nella interpretazione rispettivamente di Joel Kim e Valentina Borgato – entrambi neodiplomati con lode al Venezze – al violino con la partecipazione di Francesco De Poli al pianoforte.

La Sonata di Beethoven, nella tonalità di fa maggiore che costituirà anche l’impianto della successiva Sinfonia Pastorale, è stata significativamente denominata “La Primavera” per la freschezza e la fluidità delle danze sonore che si susseguono caratterizzate dalla dolcezza dei temi melodici e da ampie e rapide figure melismatiche che, affidate ai due strumenti, scorrono lungo la grande costruzione sonatistica.

La Sonata di Brahms si sviluppa, come suggerisce la stessa indicazione “Allegro amabile” apposta al primo movimento, in un racconto ricco di “grazia” e “tranquillità”, per usare ulteriori due fonti terminologiche del suo autore. La scrittura corale del pianoforte, qualche raffinato episodio danzante e il canto placido della tonalità di la maggiore solamente a tratti increspato di alcuni gesti dinamici sono figure di un sereno ma inesorabile corso processionale della natura e parimenti della vita umana ispirato a Brahms dalle rive del lago di Thun sulle quali compose il lavoro.

Musiche

Ludwig van Beethoven (1770 – 1827)

Sonata in fa maggiore op. 24

“La Primavera” (1800 – 1801)

Allegro

Adagio molto espressivo

Scherzo. Allegro molto

Rondò. Allegro ma non troppo

 

Johannes Brahms (1833 – 1897)

Sonata in la maggiore op. 100 (1886)

Allegro amabile

Andante tranquillo. Vivace. Andante. Vivace di più

Allegretto grazioso quasi Andante

 

Interpreti

Joel Kim violino

Valentina Borgato violino

Francesco De Poli pianoforte

 

Domenica 7 ottobre 2018 – Muflon Brass

Il Muflon Brass del Conservatorio Venezze di Rovigo, costituito nell’occasione da Gabriele Romani e Francesca Zuriati alla tromba, Alessandro Lazzaro al corno, Daniele Marzaro al trombone e Mattia Bisi al basso tuba, propone un programma nel quale si stagliano due diverse e forti immagini musicali: da un lato la solennità e magnificenza dei repertori di età barocca e dall’altro la vibrante espressione delle melodie del grande repertorio operistico.

Se infatti gli ottoni, per la pienezza della loro sonorità di “ripieno organistico”, assumono spesso un ruolo di primo piano nelle musiche celebrative sacre o profane, ciò non deve farne dimenticare le più nascoste peculiarità espressive, sia nella straordinaria epopea barocca – esemplificate dal Preludio del Te Deum di Charpentier e della Cantata BWV 147 di Bach e dalle “musiche sull’acqua” e “per i reali fuochi di artificio” di Haendel – sia nella evoluzione dell’orchestra tardo romantica a partire in particolare da Richard Wagner e dal suo “Rheingold”. A dimostrazione di questo respiro sereno e intimo, suggerito anche dalla poesia Ottoni di Eugenio Montale, il Muflon Brass concluderà il suo programma con due liriche pagine di Giacomo Puccini, “O mio babbino caro” e “Nessun dorma”.

Musiche

Marc-Antoine Charpentier (1634 circa – 1704)

Preludio al “Te Deum”

 

Johann Pachelbel (1653 – 1706)

Canone

 

Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)

dalla “Cantata BWV 147” (1723)

Corale

 

Georg Friedrich Händel (1685 – 1759)

da “Water Music” HWV 348 (1717)

Allegro

Andante

Allegro

 

Anonimo XVII secolo

Da “Die Bankelsängerlieder”

Sonata

 

Georg Friedrich Händel

da “Royal Fireworks Music” HWV 351 (1749)

“La Réjouissance”

 

Richard Wagner (1813 – 1883)

Da “Lohengrin” (1845-1848)

Coro nuziale

 

Giacomo Puccini (1858 – 1924)

Da “Gianni Schicchi” (1918)

O mio babbino caro

 

Giacomo Puccini

da “Turandot” (1920-1924)

Nessun dorma

 

Interpreti

Gabriele Romani tromba

Francesca Zuriati tromba

Alessandro Lazzaro corno

Daniele Marzaro trombone

Mattia Bisi basso tuba

 

Domenica 14 ottobre 2018 – A rivi a fonti a fiumi

La tematica dell’acqua scaturisce in questo programma, presentato da ArchiEnsemble e dai Fiati del Conservatorio di Rovigo con Federico Guglielmo nelle vesti di violino principale e maestro concertatore, direttamente dai titoli programmatici apposti alle quattro composizioni dell’impaginato, due di Giuseppe Tartini e due di Georg Philipp Telemann.

Di Tartini sono proposti due concerti per violino principale, archi e basso continuo i cui Adagi rappresentano vere e proprie arie vocali affidate alla voce “senza parole” – e proprio per questo ancor più carica di affetti e di espressione dei sentimenti universali – per i quali il compositore appone la suggestione (anticipando la lezione dei preludi pianistici di Debussy) di alcuni versi poetici “acquatici”, mentre maggiormente ancorati all’aspetto descrittivo sono i titoli individuati nel concerto solistico e nella articolata sequenza di danze di Telemann. Nel primo dominano le voci di alcune creature viventi nelle acque lacustri e palustri (… i rospi) mentre la successiva Musica sull’Acqua, nell’impianto formale e concettuale questa volta della Suite francese, richiama la festosità delle celebrazioni che nel Settecento si svolgevano, lungo i corsi dei fiumi, sui battelli.

Musiche

Giuseppe Tartini (1692 – 1770)

Concerto in la maggiore D96

Allegro

Largo andante “a rivi a fonti a fiumi”

Presto

 

Giuseppe Tartini

Concerto in mi minore D56

“Bagna le piume in Lete”

[Allegro]

Adagio

Allegro

 

Georg Philipp Telemann (1681 – 1767)

Concerto in la maggiore “Die relinge” TWV51:A4

Allegro

Adagio

Menuett

 

Georg Philipp Telemann

Hamburger Wassermusik “Ebb’ und Fluth” TWV55:C3

Ouverture

Sarabanda

Bourrée

Loure

Gavotte

Harlequinade

Tempête

Menuett

Gigue

Canarie

 

Interpreti

ArchiEnsemble e Fiati del

Conservatorio Francesco Venezze di Rovigo

Federico Guglielmo

violino principale e maestro concertatore

 

Domenica 28 ottobre 2018 – Im Rhein, im heiligen Strome

La rassegna Musica e Poesia, alla quale farà seguito in linea di continuità quella di Musica e Pittura, si conclude con il duo formato da Damiano Lombardo tenore neodiplomato con lode in Musica vocale da camera al Venezze e da Rodolfo Ghirardello, studente ai corsi accademici di pianoforte sempre nel conservatorio rodigino.

Il concerto si apre con il monumentale ciclo liederistico Dichterliebe op. 48 di Robert Schumann su testi di Heinrich Heine; luogo geometrico del racconto è il fiume Reno dapprima cantato per la sua sacralità e quindi quale fonte di Vita, poi come percorso sul quale scorre il funerale del protagonista che drammaticamente anticipa il tentativo di suicidio in queste acque compiuto dallo stesso Schumann alcuni anni dopo.

Chiude concerto e rassegna di Musica e Poesia un trittico di songs musicati da Ralph Vaughan Williams su testi di Robert Louis Stevenson e tratti dai “Canti del viandante”, ancora una volta memorie e immagini di un viaggio prevalentemente fluviale che si eleva a itinerario dell’anima di ogni creatura umana alla ricerca del vero amore e del significato essenziale della Vita.

Musiche

Robert Schumann (1810 – 1856)

Dichterliebe op. 48 (1840)

(testi dal “Buch der Lieder”

di Heinrich Heine)

 

Im wunderschönen Monat Mai

Aus meinen Tränen spriessen

Die Rose, die Lilie, die Taube

Wenn ich in deine Augen seh’

Ich will meine Seele tauchen

In Rhein, im heiligen Strome

Ich grolle nicht

Und wüssten’s die Blumen

Das ist ein Flöten und Geigen

Hör’ ich das Licdchen klingen

Ein Jüngling liebt ein Mädchen

Am leuchtenden Sommermorgen

Ich hab’ im Traum geweinet

Allnächtlich im Traume seh’ ich dich

Aus alten Märchen winkt es

Die alten bösen Lieder

 

Ralph Vaughan Williams (1872 – 1958)

Da “Songs of Travel” (1901-1904)

(testi da “Songs of Travel and Other Verses”

di Robert Louis Stevenson)

 

Vagabond

Let Beauty Awake

Youth and Love

 

Interpreti

Damiano Lombardo tenore

Rodolfo Ghirardello pianoforte

 

MUSICA E PITTURA

INTRODUZIONE

La musica, già di per sé, è viaggio nel cuore e nella mente degli uomini che scrivendola, suonandola e ascoltandola ne fanno companatico per il loro vagabondare esistenziale.

Nell’occasione della rassegna Musica e Pittura dedicata al viaggio, l’Accademia dei Concordi ha tratto dai depositi un assaggio della sua magnifica collezione di mappe e portolani: rappresentazioni di insediamenti, di vie terrestri, di fiumi e di mari disegnate nel corso dei secoli da chi ha cercato di trasporre su carta il sapere geografico dell’epoca in cui visse a favore di quei suoi coevi che volessero intraprendere un qualche tragitto o semplicemente sapere dove fossero essi stessi e i loro simili.

Abbinando la musica, viaggio esistenziale, alla cartografia, rappresentazione fisica di viaggi possibili, vogliamo offrire un aperçu emotivo sulla bellezza del muoversi, anche fra le note, anche fra le pieghe di una mappa, anche fra i tesori che l’Accademia tiene a disposizione del visitatore e dell’abitante di Rovigo e del Polesine.

(Giovanni Boniolo)

PROGRAMMA

Domenica 11 novembre 2018 – Castelli di destini incrociati

Il programma musicale, introdotto da un breve intervento di Mariarosa Pollastri dedicato a “Intrecci sonori tra gli Orlandi in musica” e animato musicalmente dall’ArchiEnsemble e da alcuni solisti del Conservatorio – maestro concertatore Federico Guglielmo – si snoda, a partire dalla narrazione delle mappe dei destini incrociati dei personaggi di Orlando Furioso contrappuntate a brani strumentali e vocali strutturati soprattutto sul celebre Leitmotiv tardo rinascimentale e barocco del “basso di Ruggiero”, fino alla lettura dei Canones diversi BWV 1087 di Johann Sebastian Bach, costruiti sul medesimo fondamento. Si tratta di composizioni enigmatiche sulle quali gli studiosi stanno ancora dipanando varie ipotesi tra cui quella di interpretarle come ulteriori quattordici Variazioni Goldberg, ma ciò che più conta per il nostro tema è che siamo in presenza di tracce sonore, ossia di vere e proprie mappe con istruzioni per la loro esecuzione pratica “aperta” a più soluzioni: possiamo infatti seguire vie diverse per la comunque corretta esecuzione dei canoni, e anche la scelta del gruppo strumentale può essere cangiante da un solo cembalo a un variegato ensemble. Come in una vera e propria mappa cartografica ad ogni viaggiatore è concessa un’amplissima – per non dire infinita – scelta discrezionale di soluzioni per giungere alla meta!

 

Musiche

“Sul Basso di Ruggiero”

composizioni di

Girolamo Frescobaldi (1583 – 1643)

Salomone Rossi (1570 – 1630)

Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)

 

Interpreti

ArchiEnsemble del Conservatorio

Francesco Venezze di Rovigo

Federico Guglielmo maestro concertatore

 

Illustrazione della mappa a cura di Giovanni Boniolo

Pianta della Città di Rovigo, 1667

Disegno a penna con colorazioni ad acquerello, mm 570 x 432

La veduta, di autore anonimo, restituisce, in proiezione assonometrica, la città di Rovigo cinta dalle sue difese militari. Colpisce soprattutto la forma pentagonale del circuito murario medievale, che ebbe sistemazione definitiva prima del 1324. In questo modo la città ci appare come la descrive il Sanudo in viaggio nelle province venete: «tuta murada de mure altissime et grosse, de novo riconzade; arzeri et spalti fortissimi con bastioni de teren ale porte securissimi; loco judicio nostro inexpugnabile …»

La pianta individua all’interno della linea difensiva anche il tracciato delle strade urbane. Il reticolo viario è precisato con indicazione di alcuni toponimi, tra cui il Ghetto, sorto nel 1617 fra il convento domenicano e porta San Bartolomeo,

L’unica emergenza architettonica ad essere evidenziata è una piccola proiezione verticale della chiesa della Beata Vergine del Soccorso.

Bibliografie e Fonti: Rhodigium. La città, il fiume, gli uomini dalle “pietre” di Marco Antonio Campagnella, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Padova, 1989, p. 54; S.Ghironi, Rovigo e Adria. Piante e vedute dal 1625 al 1866, Bottega delle Arti, Padova, [1995]; n. 5.; M. Sanudo, Itinerario per la terraferma veneta nel 1483 di Marin Sanudo, a cura di Roberto Bruni, Luisa Bellini, Cleup, Padova, 2008, pp. 88-89.

(Antonella Turri)

Domenica 18 novembre 2018 – Contaminazioni Musica Poesia

Il programma del concerto scaturisce da una idea proposta da Marco Munaro e dalla Associazione per la poesia “Il Ponte del Sale” di Rovigo di coniugare le suggestioni di alcune poesie di scrittori finlandesi con le musiche di cinque tra giovani studenti o neodiplomati dei percorsi compositivi accademici del Conservatorio di Rovigo e quindi un “ponte” tra Europa del Nord e Polesine.

Già sperimentato, in quella occasione con la presenza dei poeti, all’interno del Festival Contaminazioni dello scorso maggio, le sei composizioni appositamente scritte per l’occasione saranno affidate a dieci studenti o neodiplomati sempre del Venezze in diverse combinazioni cameristiche a volte arricchite dalla dimensione elettronica che interagirà sulla estemporanea volontà del compositore in inscindibile collaborazione con l’interprete. Quindi un cammino vivo, ogni volta rigenerantesi, sulla traccia-mappa della partitura spesso opera artistica anche sotto il profilo grafico, con istruzioni di aleatorietà e di scelta anche “compositiva” per gli strumentisti.

I testi musicali – di Pietro Frigato, Marco Bussi, Dario Michelon, Luigi Bedin e Matteo Cenerini – sono interpretati da Veronica Rodella (flauto), Marta Zese (oboe), Stefano Canton (clarinetto), Gabriele Romani (tromba), Siegfried Pegoraro (chitarra), Edoardo Francescon e Veronica Nava Puerto (violoncello) e dagli stessi Dario Michelon e Marco Bussi al pianoforte e live electronics e Pietro Frigato alla chitarra elettrica.

Musiche

Pietro Frigato e Marco Bussi

Improvvisazione su “L’ultima lettera di N”,

lirica di Johanna Venho

per chitarra elettrica, pianoforte ed elettronica

 

Dario Michelon

Tempo solido su “Dietro la finestra”,

lirica di Jouni Inkala

per violoncello e pianoforte

 

Pietro Frigato

Modular Music for guitar – Module I su “è solo, va verso lo scoglio”,

lirica di Johanna Venho

 

 

Luigi Bedin

Solo su “Poiché è solo”, lirica di Johanna Venho

per flauto, oboe, clarinetto, tromba,

violoncello e pianoforte

 

Matteo Cenerini

Sei tramonti su “Sei tramonti”,

lirica di Jouni Inkala

per flauto e pianoforte

 

Pietro Frigato e Marco Bussi

Improvvisazione su “Le pagine sfogliate”,

lirica di Johanna Venho e su “Songe”,

lirica di Jouni Inkala

per chitarra elettrica, pianoforte ed elettronica

 

Interpreti

Veronica Rodella flauto

Marta Zese oboe

Stefano Canton clarinetto

Gabriele Romani tromba

Siegfried Pegoraro chitarra

Pietro Frigato chitarra elettrica

Edoardo Francescon violoncello

Veronica Nava Puerto violoncello

Dario Michelon pianoforte

Marco Bussi pianoforte,

elaborazioni elettroniche

 

Illustrazione della mappa a cura di Matteo Santipolo

Topografia del Polesine di Rovigo, 1786

Incisione in rame, mm 1280 x 2478

Imponente e rara carta geografica del Polesine di Rovigo, in dieci fogli sciolti in barbe. La stampa, commissionata a uno dei migliori periti polesani del tempo, Domenico Marchetti e destinata, anche per le sue notevoli dimensioni, ad essere esposta al pubblico quale carta tecnica della Regione, si distacca nettamente dalla maggior parte della produzione cartografica contemporanea per precisione e proporzioni. Nell’angolo in basso a sinistra una ricca composizione rappresenta il cartiglio della carta per cui il titolo si trova iscritto in una cornice fiancheggiata da alcune figure tra cui la raffigurazione allegorica di Venezia e quelle dei fiumi Po e Adige. In basso al centro è rappresentata la città di Rovigo in forma prospettica e zenitale, con ai lati legenda degli edifici più importanti e dei luoghi notabili. Ancora più a destra troviamo le scale grafiche: «Scala di Pertiche Rodigine di Piedi 6 l’una», «Scala di Pertiche Venete di Piedi 6 l’una», «Scala di Miglia due comuni d’Italia di 60 per grado». Sotto le scale grafiche sono raffigurati i sei principali sostegni idraulici presenti in Polesine. Avvincente la ricchezza di particolari, i dettagli, le numerose note e indicazioni toponomastiche, idrografiche, viarie, agrarie e urbanistiche. Tra i numerosi aggiornamenti rispetto alla cartografia precedente spiccano nella parte superiore destra il lungo scolo Loredan, ormai ridotto a nuovo letto nel tratto terminale dell’Adigetto, le Botti Barbarighe e il raddrizzamento di Volta Pettorazza.

Bibliografia e Fonti: G. Marinelli, Saggio di cartografia della Regione Veneta, A. Forni, Venezia 1881, p. 264, n° 1256; L’immagine del Veneto. Il territorio nella cartografia di ieri e di oggi, a cura di P. L. Fantelli, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Padova, 1994, pp. 84-85; M. Tchaprassian, Il Polesine nella cartografia a stampa, dal Cinquecento all’Ottocento, Bottega delle Arti, Padova, 2008, pp.92-93.

(Antonella Turri)

Domenica 25 novembre 2018 – Cartoline musicali da tempi e da luoghi vicini e lontani. Firmato “brevetto 3226”

Il concerto, tenuto dal quartetto di sassofoni costituitosi all’interno della Classe di Musica d’Insieme Fiati della prof.ssa Daniela Borgato presso il Conservatorio di Rovigo e formato da Marco Brusaferro (sax soprano), Nicola Cecchetto (sax contralto), Davide Periotto (sax tenore) e Jacopo Borin (sax baritono), rappresenta un ampio viaggio musicale in Europa e nelle Americhe passando per diverse età, dal Rinascimento al Barocco, dall’Ottocento al secolo ventesimo. Nell’attracco a questi “porti” siamo coinvolti nelle modalità ancora risonanti in Andrea Gabrieli, nel severo contrappunto di una fuga di Johann Sebastian Bach, oppure nel classico Quartetto di Jean-Baptiste Singelée costruito sugli schemi strutturali e sonori tipici del quartetto d’archi per giungere ai colori del folklore di vari paesi da Sevilla di Isaac Albéniz, alla Suite hellenique di Pedro Iturralde, dall’Americano a Parigi di George Gershwin al Libertango di Astor Piazzolla, fino al finale affresco della suite Toquades di Jérôme Naulais, composizione funambolica in cui i quattro sassofoni campeggiano in tutte le loro peculiarità tecniche e timbriche chiudendo così il loro tour, firmato “brevetto 3226”, ovvero il numero del brevetto con cui il belga Adolphe Sax aveva depositato questo “rivoluzionario” strumento che da lui prende forma e nome.

Musiche

Andrea Gabrieli (1533 circa – 1585)

Ricercare del secondo tono

 

Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)

Fuga BWV 578

 

Jean-Baptiste Singelée (1812 – 1875)

Grand Quatuor Concertant op. 79

 

Isaac Albéniz (1860 – 1909)

da “Suite española”

Sevilla

 

Pedro Iturralde (1929)

Suite Hellénique

Kalamatianós

Funky

Vals

Kritis

 

George Gershwin (1898 – 1937)

Un Americano a Parigi

 

Astor Piazzolla (1921 – 1992)

Libertango

 

Jérôme Naulais (1951)

Toquades

Tango

Valse Jazz

Calme

Mouvment perpetual

 

Interpreti

Marco Brusaferro sassofono soprano

Nicola Cecchetto sassofono contralto

Davide Periotto sassofono tenore

Jacopo Borin sassofono baritono

 

Illustrazione della mappa a cura di Antonella Turri

Vincenzo Maria Coronelli, Contado di Zara parte della Dalmazia, 1688

Incisione in rame, 610 x 460 mm

Nel 1690 Vincenzo Coronelli disegna su due fogli questa carta raffigurante la costa istriano- dalmata. L’incisione rappresenta il territorio amministrativo della costa adriatica compreso tra l’Istria e l’Albania. Da rilevare che si tratta di una tra le prime mappe tematiche raffiguranti parte del territorio della Repubblica Veneta.

Bibliografia e Fonti: Descriptio Histriae. La penisola istriana in alcuni momenti significativi della sua tradizione cartografica fino al XVIII secolo, a cura di L. Lago e C. Rossit, Lint, Trieste, 1981, tav. XCIII, pp. 186-187.

(Antonella Turri)

Domenica 2 dicembre 2018 – Mappe zodiacali

Scritto a metà degli anni Settanta da uno dei più grandi sperimentatori e filosofi della musica della seconda metà del secolo scorso, Zodiaco si articola in un ciclo di dodici brani ispirati alle singole case zodiacali e ai loro influssi sulle vite degli individui, ma soprattutto all’idea di una unità cosmica che si esprime nelle combinazioni delle vibrazioni sonore figure delle universali armonie delle sfere. Rigorosamente matematico ad un tempo e magico dall’altro Zodiaco si fonda altresì sulla opposizione tra un linguaggio da un lato strutturato secondo la serialità integrale e dall’altro aperto a possibili variazioni e combinazioni del materiale musicale e dello stesso organico, per cui anche la stessa durata della composizione può risultare fluttuante in ampi termini. Ma ciò che maggiormente vuole produrre Stockhausen è la piena immersione dell’ascoltatore nella dimensione sonora e nel suo esserne in grado di cogliere poco alla volta gli eterni ritorni che la caratterizzano e percepire come le mutazioni tematiche concorrano a variare le interne vibrazioni del corpo.

La “lettura” qui proposta si avvale della partecipazione del KammerEnsemble sorto all’interno della classe di Musica da camera del Conservatorio Venezze a cura della docente Anna Bellagamba che coordinerà l’allestimento e l’esecuzione del lavoro.

 

Musiche

Karlheinz Stockhausen (1928 – 2007)

Tierkreis (1974-1975)

Interpreti

Ideazione e coordinamento musicale di Anna Bellagamba

KammerEnsemble del Conservatorio Francesco Venezze di Rovigo

 

Illustrazione del globo e della mappa a cura di Pier Luigi Bagatin

Josef Jüttner, Globo terrestre, Vienna, 1839, Ø 61 cm

Il globo, di 61 cm di diametro, presenta due serie di 18 fusi tagliati a metà sulla linea dell’orizzonte e due calotte polari. Il circolo del meridiano è in metallo. Il circolo dell’orizzonte, in legno, è diviso in gradi ed esibisce le figure dello zodiaco, i nomi dei mesi e i punti cardinali. Un sostegno in legno, da cui si dipartono sei bracci, sorregge il circolo dell’orizzonte; una colonna circolare lo collega al treppiede. Il primo meridiano è su Tenerife. Come il circolo dell’equatore è diviso in gradi.

Compaiono varie note sul globo (in tedesco: Erdkugel): all’altezza del circolo polare artico, a nord delle Filippine, a ovest della Colombia, sopra la Georgia del sud, sul circolo polare antartico. Nell’Oceano Pacifico, a ovest del Cile, compare l’intitolazione del globo: «ERDKUGEL/Von 2 Wiener Schuh im Durchmesser nach / den neusten geographischen Bestimmungen / entworfen und heraugegeben von Joseph Jüttner /Oberstieleutenant in Kais.: Königl: Bombardier / Corps, zu Wien im Jahre 1839 / In kupfer gestochen von / Bernhard Biller Johann David».

Joseph Jüttner (Bernartice, 1775-Praga, 1848), fu cartografo e generale dell’esercito austriaco, autore della prima mappa di Praga su base geodetica. Al momento della realizzazione del globo del diametro di due piedi viennesi, Jüttner era tenente colonnello nel corpo dei bombardieri dell’esercito imperiale austriaco. Due tecnici austriaci, Bernarhd Biller, il Giovane (1802-1840), incisore, e Johann David il vecchio (1796-1846), cartografo e litografo, realizzarono la matrice in rame per la stampa dei fusi. Il globo terrestre di Jüttner da 61 cm apparve per la prima volta nel 1839. Conobbe una vasta diffusione in tutto l’Impero, favorito anche dal fatto che l’ “Istituto Geografico Militare” austriaco aveva deciso di adottare il globo come strumento di insegnamento della geografia e della cartografia agli ufficiali che frequentavano le scuole di guerra. Un esemplare corrispondente a quello dell’Accademia dei Concordi si trova presso la collezione storico-scientifica del Museo Astronomico-Orto Botanico di Brera. Non ci sono notizie sull’acquisizione del globo di Jüttner da parte dell’istituto rodigino. Si può avanzare l’ipotesi che sia appartenuto all’astronomo Guglielmo Biela, ufficiale austriaco, studioso di comete e di macchie solari, che dimorò a Rovigo dal 1831 al 1847 come Comandante di piazza. Un suo ritratto, eseguito dal pittore viennese Karl Rahl nel 1836, fu donato all’Accademia nel 1877 dagli eredi della sig.ra Francesca Barzini vedova Zamboni.

Bibliografia e Fonti: Scheda completa SIRBeC del globo terrestre di J. Jüttner di Brera in www.lombardiabeniculturali.it/scienza-tecnologia/schede/s6010-00014; A. Camerino, L’universo in una mano. Storia dei globi nel mondo occidentale, Il Portolano, Genova, 2006, part. p. 147.

(Pier Luigi Bagatin)

Atlante nautico, 1401-1450

Manoscritto membranaceo, cc. 5, mm 315×214

L’atlante contiene nove disegni a penna, con nomi delle città in rosso, riguardanti la navigazione lungo le coste di Francia, Inghilterra, parte del Mare del Nord (c. 1v), Portogallo, Spagna, Mediterraneo occidentale (c. 2r), Mediterraneo centrale (c. 2v), Adriatico (c. 3r) Mare di Sicilia ed Egeo meridionale (c. 3v), Mediterraneo orientale (c. 4r), Mar Egeo (c. 4v), Mar Nero (c. 5r). Chiude la raccolta una pregevole tavola zodiacale (c. 5v).

Bibliografia e fonti: Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, a cura di G. Mazzatinti, Bordandini, Forlì, 1893, vol. 3, 8 nr. 41; Catalogo della Biblioteca Silvestriana, a cura di G. Mantovani, I-IV (1865-1868), ms., III, p. 1261.

(Antonella Turri)